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Chapter 4

   Ferretti, che è un buongustaio, decide di pranzare alla trattoria “La Torre”. È un locale tipico, sempre affollato, proprio a due passi dalla Torre del Mangia. Per entrare bisogna sempre farsi strada tra i turisti, magari riuscendo poi a trovare un tavolo in un angolo, in fondo al locale.
   Ferretti non si scoraggia tanto facilmente ed entra con sicurezza nella trattoria. Poi si avvicina al bancone che separa la sala da pranzo dalla cucina. Lì c’è Pietro che serve ai tavoli, mentre la sua mamma Angela lavora ai fornelli.
   Ferretti li conosce ormai da tanti anni: – Pietro, come stai?
  – Guarda, guarda, Paolo Ferretti! Sei qui for il Palio?
  – Sì, ma non solo. Pietro c’è un posticino per me? Ho una fame!…
  – Certo, trovo subito un tavolo.
    Ferretti si siede: di fronte c’è una coppia di giapponesi che gli sorride cordialmente.
  – Pietro, cosa propone oggi il menù?
  – Gnocchi di patate al sugo, ravioli, tagliatelle della mamma, quelle tirate a mano con il mattarello e poi pasta e fagioli.
  – Benissimo, ho proprio voglia di pasta e fagioli, e per secondo?
  – Scaloppe, ossibuchi, bistecche alla fiorentina, arista di maiale, e oggi, eccezionalmente piccione arrosto!
  – Prendo gli ossibuchi e due fettine di arista, per contorno un bel piatto di patate al forno e da bere il Chianti della casa.
  – Hai davvero un gran appetito, oggi.
  – Come sempre. Oggi, però, ho una giornata impegnativa.
   Poco dopo Ferretti inizia a mangiare.    Tra la gente che affolla la trattoria si sente parlare solo dell’omicidio. Ferretti assapora perciò il suo piatto di pasta e fagioli, ma il suo orecchio è teso ad ascoltare ogni parola, finché sente una ragazza che dice:
  – Conoscevo bene la vittima!
   Ferretti si gira e scorge una ragazza che parla con un ragazzo. Decide allora di andarle a parlare:
  – Scusami, hai detto che conoscevi la donna assassinata?
  – Sì, la conoscevo; eravamo compagne di stanza.
  – Hai informato la polizia?
  – No, ecco… non voglio avere guai; insomma, quando questa mattina sono passata da Piazza del Campo, c’era la polizia; mi sono avvicinata e ho riconosciuto la mia compagna di stanza. Ho avuto paura e mi sono allontanata in fretta. Comunque, nell’ambiente dei cavalli la conoscevano in molti, è facile scoprire la sua identità; io, nel frattempo, avrò cambiato camera.
  – Così rischi di metterti nei guai; a proposito, come to chiami?
  – Mi chiamo Giovanna, ma perché mi metterei nei guai?
  – Con questo comportamento darai l’impressione di voler nascondere qualcosa. Piuttosto va’ dal commissario Maccari. Se vuoi, ti accompagno; vedrai, non to succederà nulla.
  – Va bene, ma chi è lei?
  – Mi chiamo Paolo Ferretti e sono un giornalista. Finiamo di pranzare e andiamo.
  – D’accordo.
   Ferretti torna al suo tavolo, cerca di gustare il suo piatto di carni, ma ha fretta di andare al commissariato.
  – Accidenti, dovrò rinunciare ai cantucci con il Vin Santo, pazienza. Pietro, portami il conto e anche quello dei ragazzi. Pago tutto io.
   Poi, rivolgendosi alla ragazza, aggiunge: – Giovanna sbrigati, andiamo! Ehi, mi devi una porzione di cantucci e un bicchiere di Vin Santo!